Il blocco dell’account Facebook di Trump, deciso ieri dalla piattaforma e comunicato al mondo attraverso un post dello stesso Zuckerberg, solleva questioni di capitale importanza, che devono spingerci a una riflessione.
Facebook è una piattaforma privata con 2,5 miliardi di utenti: un terzo degli abitanti del pianeta. Il suo fondatore, presidente e amministratore delegato è la quinta persona più ricca al mondo, con un patrimonio che si aggira intorno ai 100 miliardi di dollari.
Il ruolo che la piattaforma riveste trascende ormai quello di un semplice social network. In generale, i social sono diventati una delle prime fonti di informazione (e disinformazione) per i cittadini di tutto il pianeta, con un utilizzo giornaliero di circa due ore a persona.
Gli algoritmi di Facebook in particolare portano a consolidare pensieri e convinzioni attraverso la cosiddetta “bolla di filtraggio”, la quale mostra all’utente i contenuti che lo stesso si aspetta di trovare. È proprio il caso di dire che, sui social, si vede quello che si vuol vedere.
Quale potere di persuasione, convincimento, manipolazione hanno i social oggi? Dovremmo davvero guardare tutti ‘The Social Dilemma’.
Naturalmente, condanno nettamente le azioni di Trump, i suoi tweet e post dei giorni scorsi. Ma può un cittadino privato, un imprenditore, decidere chi censurare? Oggi è Trump – e si può anche essere d’accordo. Ma, domani, potrebbero essere cittadini che protestano per i propri diritti.