Portavoce, non burattini

Tempo di lettura: 2 minuti

Pubblicato il 20/02/2021

Essere portavoce significa far arrivare le volontà dei cittadini dentro le istituzioni. Significa ascoltare i cittadini. Capire i loro problemi. Elaborare soluzioni, e portarle in parlamento. Da questo punto di vista tutti i parlamentari sono portavoce di qualcuno, portavoce di segmenti diversi della popolazione. Sulla sperimentazione animale, ad esempio, c’è chi porta la voce degli animalisti, e chi quella dei ricercatori. Sul blocco sfratti, c’è chi si megafono dei proprietari di casa, e chi degli inquilini.

Siamo tutti portavoce. Ma esserlo non significa essere burattini.

Reputo molto pericolosa l’idea del MoVimento 5 Stelle di trasformare i parlamentari in meri esecutori, acritici, della volontà altrui; soprattutto, della volontà di ignoti iscritti ad una piattaforma privata, che non ha nulla a che fare con la democrazia diretta. Lo ripeto: NULLA A CHE FARE con la democrazia diretta.

La democrazia ha delle regole, ha delle garanzie. La democrazia privata ‘made in Casaleggio’ non ha regole, non ha garanzie e ritengo che sia facilmente manipolabile.

Tra i presupposti imprescindibili per un vero esercizio di voto democratico figura ad esempio la possibilità, per gli elettori, di poter scegliere tra diverse posizioni; e il diritto all’informazione, per poter effettuare una scelta pienamente consapevole. È noto come tutte le opinioni dovrebbero avere (almeno in teoria) lo stesso spazio mediatico nel dibattito pubblico.

Invece nelle votazioni del MoVimento 5 stelle non c’è contraddittorio, non c’è dibattito, non c’è confronto: solo un quesito, per altro ‘manipolato’ in base all’esigenza del momento, e il cui esito desiderato viene spesso sponsorizzato con tutte le energie comunicative da parte dei big del MoVimento. In questa maniera si oscurano le posizioni e le motivazioni di chi ha un’opinione diversa.

E in questo contesto, già critico di per sé, il MoVimento chiede ai parlamentari, donne e uomini delle istituzioni, di calpestare la Costituzione, insieme alla propria volontà e alla propria coscienza, per diventare meri esecutori. Burattini. 

Parlamentari sottomessi all’esito di una votazione online, di persone ignote, su una piattaforma privata.

Quanto è pericolosa questa falsa democrazia?

Tutto questo è inaccettabile. E se ciò non bastasse, aggiungiamo che in queste votazioni non vengono nemmeno garantiti i requisiti del voto previsti dalla nostra Costituzione (art. 48): non è personale; non è eguale; non è segreto.

Un cittadino potrebbe infatti iscrivere diverse persone alla piattaforma (genitori nonni zii fratelli…). Potrebbe poi addirittura votare direttamente al posto dei suoi familiari, e il suo voto, moltiplicato per il numero di parenti iscritti, avrebbe più valore rispetto al voto di altri.

Questa non è democrazia diretta. E in ogni caso, ricordiamocelo sempre, nessuna piattaforma privata può determinare le scelte dei parlamentari.

E quindi… chiamiamoci pure portavoce: ma ricordiamoci di essere parlamentari, non burattini. 

 

 

 

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