Il referendum sulla giustizia è stato un fallimento anche all’estero.
Nonostante il massiccio invio di 4,8 milioni di plichi elettorali in 180 paesi del mondo, la partecipazione non sta andando oltre il 16%. In alcuni Paesi, come il Regno Unito, alcuni consolati hanno addirittura ricevuto meno di una ventina di buste; tali schede elettorali sono state perciò scrutinate insieme a quelle di consolati di altri Stati.
Sono dati, questi, che devono far riflettere. I cittadini sono sempre più disillusi, e sempre più disaffezionati dalla politica; anche se, in questo caso, complice è stata la scarsa informazione sui quesiti referendari, sui quali molti elettori sapevano poco o nulla.
Per questo, credo sia arrivato il momento per l’Italia di dotarsi, come già hanno fatto la Svizzera e altri Paesi, del libretto informativo sui referendum. Un progetto, questo, per cui avevo presentato un emendamento al recente Dl Elezioni; purtroppo tale proposta è stata dichiarata inammissibile.
Anche in questa tornata, poi, non sono mancati i problemi di ricezione del plico elettorale: spesso mai arrivato, o arrivato in ritardo. Ricordiamo infatti che quei milioni di indirizzi AIRE non sono verificati; ma non è solo questa la causa. Capita anche a chi da decenni risiede sempre al medesimo indirizzo.
In ogni caso è praticamente impossibile, attualmente, stabilire quanti siano gli italiani a cui è stato negato il diritto di voto. Per questo è fondamentale intervenire al più presto, rendendo il plico tracciabile (dall’invio al cittadino, fino all’avvenuto scrutinio) e, soprattutto, inutilizzabile da chiunque non sia il legittimo destinatario.
L’identificazione dell’elettore è un aspetto di cruciale rilevanza. L’attuale sistema è paragonabile ad un lancio di milioni di schede elettorali da una mongolfiera: chi riesce a prenderne una può votare. Serve una riforma.
Per questi motivi, noi membri della Giunta delle elezioni abbiamo oggi votato all’unanimità il documento conclusivo della nostra indagine conoscitiva sul voto all’estero; documento nel quale si auspicano modifiche normative volte a permettere agli elettori all’estero di generare da sé, tramite SPID, i propri certificati elettorali; e di prevedere l’apposizione di un codice sul plico elettorale, per garantirne appunto la tracciabilità.
Il mio augurio è che il parlamento sappia cogliere l’opportunità di introdurre velocemente questi correttivi.