Sono molte le difficoltà incontrate dal Comitato promotore del referendum sull’eutanasia legale per quel che concerne la raccolta firme dedicata ai nostri connazionali residenti all’estero. Per questo ho interrogato, insieme alle colleghe Guia Termini e Doriana Sarli, i Ministri degli esteri e dell’interno per chiedere quali iniziative intendano mettere in atto al fine di consentire il sereno e regolare svolgimento della raccolta firme referendaria anche nelle nostre sedi consolari.
Le criticità riscontrate dal Comitato, come accennato, sono numerose: innanzitutto, si annotano le mancate risposte di metà dei consolati all’invio, da parte del Comitato, dei plichi contenenti i moduli vidimati per raccogliere le firme; in alcuni casi, poi, la modulistica è stata accettata soltanto tramite consegna a mano da parte di un iscritto alla circoscrizione elettorale. Laddove non era presente un referente sul posto, quindi, il consolato non ha potuto attivarsi.
Altri problemi, poi, si registrano sul fronte dei sottoscrittori: anche a causa dell’emergenza sanitaria, la maggior parte dei consolati ha ridotto l’orario di ricezione al pubblico, o ha introdotto l’obbligo di appuntamenti. Inoltre, come noto, i consolati aggiornano l’elenco degli iscritti alla lista elettorale della loro circoscrizione solamente in occasione di una tornata elettorale. Pertanto, per la raccolta firme in corso, fanno riferimento alla lista aggiornata al referendum costituzionale del settembre 2020. Ciò implica che chi si è trasferito nella circoscrizione del consolato nell’ultimo anno non può partecipare all’iniziativa del Comitato.
Speriamo il Governo si attivi celermente per assicurare a tutti i nostri connazionali residenti all’estero il diritto di partecipare alla raccolta firme dei referendum.