L’ennesimo, assurdo caso prodotto dalla nostra altrettanto assurda legge sulla cittadinanza: atleti oriundi, magari neanche mai vissuti nel nostro Paese, ma con remotissimi parenti italiani, possono diventare nostri concittadini in un attimo; al contrario, ragazzi nati e cresciuti e qui devono rinunciare a indossare i colori azzurri alle Olimpiadi.
È la storia della nuotatrice Unilez Takyi Yebowaah, nata a Mantova sedici anni fa da genitori ghanesi, e residente a Suzzara. Dopo aver frequentato tutte le scuole fino al liceo scientifico qui in Italia, dopo essersi allenata nelle nostre piscine, è ancora, grazie alla nostra legislazione, senza cittadinanza italiana: e gareggerà quindi, alle Olimpiadi di Tokyo, nei 50 stile libero per il Ghana.
«Non portare la maglia azzurra è un dispiacere. Sono nata, vivo e mi alleno in Italia, ma alla fine non sono riconosciuta italiana».
Quando porremo termine a questa follia?