Questa Terra non è nostra, ma delle future generazioni.
La Giornata dellaTerra è ormai diventata una ricorrenza familiare: la sua istituzione risale agli albori del movimento ambientalista, al fertile humus culturale della contestazione californiana degli anni Sessanta, la quale sfociò nel primo, grandioso Earth Day del 22 aprile 1970: una straordinaria manifestazione a cui parteciparono 20 milioni di cittadini americani.
Mezzo secolo dopo possiamo dire che – rispetto a quegli anni – siano stati fatti enormi passi in avanti nella tutela della nostra pianeta, il “bene comune” per eccellenza; e ciò, soprattutto per quel che riguarda la coscienza e la consapevolezza collettiva sul tema. D’altra parte, però, il degrado e la devastazione ambientale che si sta verificando durante la nostra era, l’antropocene, sembra inarrestabile; tanto da mettere in pericolo il precario equilibrio dell’ecosistema globale e, di conseguenza, la sopravvivenza stessa del genere umano.
Sono questioni note. La sfida è gigantesca, e sembra al di là delle possibilità dei nostri attuali sistemi politici ed economici. Lo stesso, movimenti come i Fridays, e talune politiche ambientali e di riconversione energetica implementate in questi anni, ci lasciano ancora una speranza. Non tutte le strade sono state ancora tentate: il nostro Governo, come quelli delle altre nazioni, ha il dovere di fare tutto quel che è necessario per provare a salvare il pianeta – da noi stessi.